"La fine e l'inizio di millennio hanno bisogno di utopia unita a disincanto. Il destino di ogni uomo, e della Storia stessa, assomiglia a quella di Mosè, che non raggiunse la Terra Promessa, ma non smise di camminare nella sua direzione. Utopia significa non arrendersi alle cose così come sono e lottare per le cose così come dovrebbero essere; sapere che il mondo, così come dice un verso di Brecht, ha bisogno di essere cambiato e riscattato.
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[dal saggio introduttivo al libro di Claudio Magris del 1999 "Utopia e disincanto"]
To be continued...
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Ogni generazione e ogni individuo devono rifare, e non solo una volta, l'esperienza traumatica ma salvifica dei primi cristiani, che attendevano la parusìa, il ritorno del Salvatore che era stato loro promesso...
Disincanto significa sapere che la parusìa non ci sarà, che i nostri occhi non vedranno il Messia, che l'anno prossimo non saremo a Gerusalemme, che gli dèi sono in esilio.[...]
Utopia e disincanto anzichè contrapporsi devono sostenersi a vicenda. La fine di utopie totalitarie è liberatoria solo se si accompagna alla consapevolezza che la redenzione, promessa e fallita da quelle utopie, dev'essere cercata con più pazienza e modestia, sapendo di non possedere alcuna ricetta definitiva, ma non irrisa."
[dal saggio introduttivo al libro di Claudio Magris del 1999 "Utopia e disincanto"]
To be continued...
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