Daphne Caruana Galizia,
53 anni, tra le più coraggiose giornaliste europee dei nostri tempi, viene
assassinata da un’autobomba. Avendo già pubblicato attraverso il suo blog i
loschi intrecci dei politici maltesi coinvolti nei Panama Papers, Daphne
s’accingeva a svelare altre notizie scottanti sulla corruzione nel mondo
politico maltese e i suoi legami con società offshore e regimi dittatoriali
post-sovietici, sul commercio di passaporti europei, il contrabbando di
petrolio dalla Libia e sui rapporti tra la ‘Ndrangheta e Malta.
Ad
un anno dall’assassinio di Daphne, il libro “Uccisa in
nome della verità: Vita e attività di Daphne Caruana Galizia” edito da The
Pertinent Press; Il libro – curato da Joseph A. Debono e Caroline Muscat,
tradotto da Paula Giannoni – è una raccolta di saggi che vuole far conoscere al
pubblico italiano la vita e il lavoro di Daphne Caruana Galizia: quel fatidico
giorno, l’esplosione – improvvisa, violenta, spietata – ha stroncato la vita
non solo di una madre, moglie e giornalista, ma anche di un’investigatrice
senza paura che credeva nello stato di diritto e lo difendeva senza tregua.
Dopo la sua morte è nato un
movimento e un progetto giornalistico: #occupyjustice, il movimento civile
guidato da donne, nato dopo la morte della giornalista per tenere alta
l’attenzione sul suo assassinio Carlo Bonini, giornalista de “La
Repubblica” promotore del “Daphne Project”,